Buona lettura.
La psicologia del caffè
Il barista fissava impaziente
l'orologio, in attesa che la lancetta dei minuti spaccasse in due il
numero dodici: in quel momento lei sarebbe entrata, accompagnata da
un'aura di quiete in grado di coprire il brusio dei clienti.
L'ora arrivò, e come i tutti i giorni,
la giovane ragazza entrò nel bar.
Come sempre ordinava un caffè
macchiato e si sedeva al tavolino rotondo in fondo alla sala, dove,
dopo aver acceso una sigaretta, scriveva su un quadernino dalle
pagine ingiallite.
L'indomani sarebbe stato il suo giorno
libero ed era deciso a conoscerla.
Alle dieci e trenta si presentò al
bar, fece colazione e l'aspettò.
Alle solita ora lei entrò, avvolta in
uno stravagante vestitino verde scuro che risaltava i lunghi e mossi
capelli rossi; ai piedi delle infradito dal medesimo colore dello
smalto.
Il ragazzo l'ammirò. Appena il suo
collega le portò il caffè al tavolo si fece coraggio e decise di
andare a parlarci.
“Posso?” chiese, fingendo un tono
vocale sicuro di sé.
“Certo” rispose lei, alzando lo
sguardo e mostrando i suoi grandi occhi azzurri.
“Oggi è buono il caffè? Sa il mio
collega non è molto pratico nel farli, ma in compenso...”
“Va benissimo. È molto buono”. Lo
interruppe lei, poi continuò “Perché vieni qui anche nel tuo
giorno libero? Ti piace questo bar?”.
Lui sorrise, felice che l'avesse
riconosciuto, e rispose “Preferisco i clienti. Sai, lavorare in un
bar ti aiuta a capire molte cose sulle persone”.
“Ci credo” rispose lei “parli
tutti i giorni con un sacco di gente”.
“No. Io non parlo molto. Sono le loro
scelte a parlarmi”. Rispose, mentre lei lo fissava incuriosita.
“Per esempio, sai che il caffè può dire molto su di una
persona?”.
“Parli della caffeomanzia?” rispose
lei, cercando di trattenere una risata.
“No, non quelle sciocchezze.”
sbuffò lui, accorgendosi di aver attirato la sua curiosità.
“Avanti, parla. Ti ascolto”. Disse
lei in tono amichevole, mentre estraeva una Marlboro light dal
pacchetto, offrendone una anche a lui.
“Tu sei una persona dall'animo
artistico. Cerchi la bellezza nelle cose, nei piccoli gesti
quotidiani. Ti piace assaporare la vita da molteplici punti di vista,
utilizzando più sensi, per quello bevi il caffè macchiato, perché
ti piace vedere la schiuma del latte, compatta, avvolgersi nel
liquido caldo del caffè e formare figure astratte. Tu bevi il caffè
anche con gli occhi, non solo con la bocca”.
Lei lo osservò sbigottita e non riuscì
a trattenere una risata divertita.
“Mi stai prendendo per scemo? Guarda
che è vero! Prova a negarlo” rispose lui a tono, mascherando la
serietà dietro una risata di complicità.
“Scusami, non volevo ridere, ma mi
hai preso alla sprovvista. Dove hai letto queste cose?”
“Da nessuna parte. L'ho dedotto io,
osservando le persone che vengono qua. Vedi il tizio al bancone,
quello con la ventiquattrore ai piedi e il cellulare all'orecchio?
Scommetto che ha preso un caffè ristretto. Sai chi prende un caffè
ristretto? Le persone che vivono di lavoro, con l'agenda sempre
piena, cariche di impegni dalla mattina alla sera. Quelle che non
hanno, o dicono di non avere, un minuto per fermarsi ad assaporare i
piaceri della vita. L'opposto di chi prende un espresso classico”.
Lei, sempre più incuriosita lo esortò
“ovvero?”.
“L'espresso classico è tipico delle
persone semplici, senza troppe pretese. Quelle capaci di apprezzare
le piccole cose che la vita ti offre. Sanno che la felicità si può
trovare quotidianamente in ciò che ci circonda, e non vanno a
cercarla altrove. Oppure...”.
“Oppure?”
“Oppure lo prendono le persone che
ancora non hanno trovato il caffè adatto alla loro personalità”.
La ragazza fissava il barista, rapita
dalla sua parlantina e sembrava chiedergli di non fermarsi.
“Osserva il signore che sta entrando
ora. Ordinerà un caffè lungo. Sai perché?”
“Perché ama il sapore del caffè?”.
“No. Perché ha paura della vita. Le
persone che prendono un caffè lungo sono quelle che cercano una
pausa più lunga, che gli permetta di non tornare ad affrontare i
problemi. Sono le persone che si rifugiano dietro una scusa. Sempre.”
“Sembra una teoria interessante. E su
chi prende il caffè corretto che hai da dire? Che è un
alcolizzato?”
“Ahahah. Brava, ma questo era facile,
e poi non è detto, magari è una persona che cerca il coraggio, come
il leone del Mago di Oz”
Risero tutti e due, poi lei spense la
sigaretta e allungò una mano verso di lui “Io mi chiamo Federica”
disse.
Lui, ricambiando il gesto, le strinse
la mano e rispose “Io sono Roberto”.
Seguirono alcuni attimi di silenzio,
poi fu Federica a prendere la parola “Dimmi Roberto...tu, che tipo
di caffè sei?”
Lui la osservò per un attimo, poi
disse “Io non bevo il caffè. Preferisco il the”.
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