Una frase. Un video di quindici secondi, e la scena Hip-Hop italiana si divide in due fazioni: puristi e conservatori da una parte, nuove leve dall'altra. Old school vs New school.
Paola Zukar, attualmente manager di
Fabri Fibra, Marracash ed Entics, ed ex direttrice di Aelle, storica
rivista italiana dedicata alla musica Rap, in una recente intervista
rilasciata per Bonsai Tv durante la presentazione del
film-documentario The Art of Rap ha dichiarato che “i rapper
degli anni 90 erano scarsi”(sic).
Chi segue la scena Hip-Hop italiana
sa che la scena musicale degli anni 90 è considerata sacra,
intoccabile, lontana anni luce da quella attuale. Un periodo in cui
il Rap italiano ha raggiunto il suo massimo potere espressivo con
artisti del calibro di Neffa, Colle der Fomento, Kaos, Dj Gruff, Esa,
Sottotono, Joe Cassano, Fabri Fibra e tanti altri, rimanendo
comunque, per la maggiore, all'interno di un circuito Underground.
Facile intuire come le parole della
Zukar siano piombate sulla scena come una bomba atomica, scatenando
non poche polemiche.
L'Hip-Hop non è una moda, ma un
movimento culturale che va oltre il semplice concetto di
musica, per questo in Italia, come in America o in Europa, la sua
mercificazione a scopo di lucro è sempre stata mal vista.
Ma l'Italia non è la patria dell'
Hip-Hop e nel far sua questa cultura è dovuta scendere a patti,
portando spesso a interpretazioni e visioni se non sbagliate,
comunque distorte. Questo lo spiega bene il giornalista Damir Ivic,
nel suo libro Storia ragionata dell'Hip-Hop italiano.
Le parole della Manager sono quindi la
goccia che ha fatto traboccare il vaso o il pretesto, da parte di chi
è stato tagliato fuori, di rivendicare il proprio ruolo all'interno
dei giochi? Difficile rispondere, dato che motivazioni valide si
trovano su tutte e due i fronti.
Oggi il Rap in Italia ha un riscontro
mediatico senza precedenti, basta dare uno sguardo alle classifiche
di vendita, dove artisti come Mondo Marcio, Fabri Fibra, Marracash e
Club Dogo, svettano tra i primi della lista; i format televisivi lo
accolgono (vedi Mtv Spit o X-Factor); gli artisti conquistano le
copertine delle riviste non-settoriali; concerti sold-out, come il
4°b-day di Hip Hop Tv, svoltosi al Mediolanum forum di Assago.
Insomma, a guardare questi numeri
verrebbe da dire che la “Golden Age” del Rap italiano è oggi e
che le parole della Zukar, così come quelle di altri giornalisti
schieratesi dalla sua parte, non sono del tutto errate, se prese con
le dovute precauzioni (per questo si rimanda alla lettera pubblicata
dalla Zukar nella sua pagina Facebook -e riportata da Hotmc-, in risposta alle polemiche
scoppiate a seguito della sua affermazione, o all'articolo "tutti che parlano di rap italiano" di Wad Caporosso su Rockit.it ).
Ma non è tutto oro quello che luccica,
e le accuse volate su tutti i fronti negli ultimi giorni non sono
solo figlie dell'invidia di chi, quando ha avuto l'occasione, non è
stato in grado di saltare sul carro dei vincitori.
Dando uno sguardo agli MTV Hip-Hopaward 2012, nella categoria “Best artist” troviamo: Club Dogo
(Milano/Universal), Emis Killa (Milano/Carosello Record), Fabri Fibra
(Milano/Universal/Paola Zukar), Marracash (Milano/Universal/Paola
Zukar), J-Ax (Milano/Best Sound). Alla categoria “Best Album”
troviamo i medesimi artisti, con l'aggiunta di Salmo (Milano/Tanta
Roba, etichetta di Guè Pequeno, membro dei Club Dogo) e Two Fingerz
(Milano/Sony BMG). “Best New Artist” vede: Emis Killa, Salmo,
Fedez (Milano/Tanta Roba), Entics (Milano/Tempi duri Rec, etichetta
di Fabri Fibra/Paola Zukar), Ghemon (Avellino/Blu-Nox). Alla voce
“Album dell'anno”abbiamo: Club Dogo, Marracah, Emis Killa, Salmo,
Two Fingerz. A “Song of the year” si aggiunge il nome di Ensi
(Torino/Tanta Roba) e così via.
Non è difficile notare come l'età
dell'oro del Rap italiano sia in realtà dominata, in tv/radio/premi
musicali, da un gruppo di artisti che, eccetto qualche nome, ruota
attorno a una serie di etichette/manager/major della capitale lombarda. Non si vuol togliere nulla alla qualità di questi
personaggi, ma è innegabile come attorno a questa musica si stia
creando una sorta di “casta” che si spaccia come portavoce del
movimento, a cui è concessa visibilità, passaggi in radio, concerti
sold-out, interviste ecc..., dando si visibilità al fenomeno, ma
tagliando fuori il restante mondo Hip-Hop dello stivale, composto da
molte realtà interessanti. Parlare di “Golden age” mi sembra
quindi ancora azzardato.
Paradossalmente, una situazione simile
si è creata negli anni 90, seppur inversamente. Di fatto, come ci
spiega il già citato Damir Ivic nel suo libro “Storia ragionata
dell'Hip-Hop italiano”, all'epoca le Major si interessarono al
movimento Hip-Hop e fu proprio quest'ultimo a rifiutare una
collaborazione, preferendo l'auto-produzione e il rifiuto di
“scendere a patti” con l'industria della musica. Le difficili
strade della produzione indipendente, il sempre maggiore disinteresse
del pubblico e dei media al fenomeno, la difficoltà di gestione
degli eventi, portarono il rap, sul finire degli anni 90, a una
profonda crisi che portò molti artisti ad abbandonare o cambiare
strada, lasciando comunque ai postumi un background musicale di tutto
rispetto, che oggi tutto può essere definito, meno che scarso,
perché a parlare sono i dischi, la musica stessa. Ma anche qui,
parlare di Golden age, mi sembra azzardato.
La forza dell'Hip-Hop odierno è legata
alla sua visibilità, alla possibilità di raggiungere tutti tramite
qualsiasi mezzo mediatico. La forza dell'Hip-Hop degli anni 90 è
legata alla passione che i precursori mettevano in questa musica, o
meglio, cultura, senza scendere a patti. Gli artisti di oggi non son
“più bravi” di quelli di ieri, hanno altre qualità, altre
strutture alle loro spalle che gli artisti degli anni 90 non avevano
o, a volte, hanno rifiutato.
Gli anni 90 hanno messo in moto un
fenomeno. Il nuovo millennio gli ha dato nuova linfa vitale, la quale
può, e deve, essere sfruttata da chi c'è e da chi c'è stato, se
ancora si sente in grado.
La Golden age non è stata negli anni
90, ne tanto meno oggi. La Golden age dell'Hip-Hop italiano
dev'essere ancora scritta.
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