martedì 13 novembre 2012

La Golden Age dell'incomprensione?



Una frase. Un video di quindici secondi, e la scena Hip-Hop italiana si divide in due fazioni: puristi e conservatori da una parte, nuove leve dall'altra. Old school vs New school.
Paola Zukar, attualmente manager di Fabri Fibra, Marracash ed Entics, ed ex direttrice di Aelle, storica rivista italiana dedicata alla musica Rap, in una recente intervista rilasciata per Bonsai Tv durante la presentazione del film-documentario The Art of Rap ha dichiarato che “i rapper degli anni 90 erano scarsi”(sic).
Chi segue la scena Hip-Hop italiana sa che la scena musicale degli anni 90 è considerata sacra, intoccabile, lontana anni luce da quella attuale. Un periodo in cui il Rap italiano ha raggiunto il suo massimo potere espressivo con artisti del calibro di Neffa, Colle der Fomento, Kaos, Dj Gruff, Esa, Sottotono, Joe Cassano, Fabri Fibra e tanti altri, rimanendo comunque, per la maggiore, all'interno di un circuito Underground.
Facile intuire come le parole della Zukar siano piombate sulla scena come una bomba atomica, scatenando non poche polemiche.
L'Hip-Hop non è una moda, ma un movimento culturale che va oltre il semplice concetto di musica, per questo in Italia, come in America o in Europa, la sua mercificazione a scopo di lucro è sempre stata mal vista.
Ma l'Italia non è la patria dell' Hip-Hop e nel far sua questa cultura è dovuta scendere a patti, portando spesso a interpretazioni e visioni se non sbagliate, comunque distorte. Questo lo spiega bene il giornalista Damir Ivic, nel suo libro Storia ragionata dell'Hip-Hop italiano.
Le parole della Manager sono quindi la goccia che ha fatto traboccare il vaso o il pretesto, da parte di chi è stato tagliato fuori, di rivendicare il proprio ruolo all'interno dei giochi? Difficile rispondere, dato che motivazioni valide si trovano su tutte e due i fronti.
Oggi il Rap in Italia ha un riscontro mediatico senza precedenti, basta dare uno sguardo alle classifiche di vendita, dove artisti come Mondo Marcio, Fabri Fibra, Marracash e Club Dogo, svettano tra i primi della lista; i format televisivi lo accolgono (vedi Mtv Spit o X-Factor); gli artisti conquistano le copertine delle riviste non-settoriali; concerti sold-out, come il 4°b-day di Hip Hop Tv, svoltosi al Mediolanum forum di Assago.
Insomma, a guardare questi numeri verrebbe da dire che la “Golden Age” del Rap italiano è oggi e che le parole della Zukar, così come quelle di altri giornalisti schieratesi dalla sua parte, non sono del tutto errate, se prese con le dovute precauzioni (per questo si rimanda alla lettera pubblicata dalla Zukar nella sua pagina Facebook -e riportata da Hotmc-, in risposta alle polemiche scoppiate a seguito della sua affermazione, o all'articolo "tutti che parlano di rap italiano" di Wad Caporosso su Rockit.it ).
Ma non è tutto oro quello che luccica, e le accuse volate su tutti i fronti negli ultimi giorni non sono solo figlie dell'invidia di chi, quando ha avuto l'occasione, non è stato in grado di saltare sul carro dei vincitori.
Dando uno sguardo agli MTV Hip-Hopaward 2012, nella categoria “Best artist” troviamo: Club Dogo (Milano/Universal), Emis Killa (Milano/Carosello Record), Fabri Fibra (Milano/Universal/Paola Zukar), Marracash (Milano/Universal/Paola Zukar), J-Ax (Milano/Best Sound). Alla categoria “Best Album” troviamo i medesimi artisti, con l'aggiunta di Salmo (Milano/Tanta Roba, etichetta di Guè Pequeno, membro dei Club Dogo) e Two Fingerz (Milano/Sony BMG). “Best New Artist” vede: Emis Killa, Salmo, Fedez (Milano/Tanta Roba), Entics (Milano/Tempi duri Rec, etichetta di Fabri Fibra/Paola Zukar), Ghemon (Avellino/Blu-Nox). Alla voce “Album dell'anno”abbiamo: Club Dogo, Marracah, Emis Killa, Salmo, Two Fingerz. A “Song of the year” si aggiunge il nome di Ensi (Torino/Tanta Roba) e così via.
Non è difficile notare come l'età dell'oro del Rap italiano sia in realtà dominata, in tv/radio/premi musicali, da un gruppo di artisti che, eccetto qualche nome, ruota attorno a una serie di etichette/manager/major della capitale lombarda. Non si vuol togliere nulla alla qualità di questi personaggi, ma è innegabile come attorno a questa musica si stia creando una sorta di “casta” che si spaccia come portavoce del movimento, a cui è concessa visibilità, passaggi in radio, concerti sold-out, interviste ecc..., dando si visibilità al fenomeno, ma tagliando fuori il restante mondo Hip-Hop dello stivale, composto da molte realtà interessanti. Parlare di “Golden age” mi sembra quindi ancora azzardato.
Paradossalmente, una situazione simile si è creata negli anni 90, seppur inversamente. Di fatto, come ci spiega il già citato Damir Ivic nel suo libro “Storia ragionata dell'Hip-Hop italiano”, all'epoca le Major si interessarono al movimento Hip-Hop e fu proprio quest'ultimo a rifiutare una collaborazione, preferendo l'auto-produzione e il rifiuto di “scendere a patti” con l'industria della musica. Le difficili strade della produzione indipendente, il sempre maggiore disinteresse del pubblico e dei media al fenomeno, la difficoltà di gestione degli eventi, portarono il rap, sul finire degli anni 90, a una profonda crisi che portò molti artisti ad abbandonare o cambiare strada, lasciando comunque ai postumi un background musicale di tutto rispetto, che oggi tutto può essere definito, meno che scarso, perché a parlare sono i dischi, la musica stessa. Ma anche qui, parlare di Golden age, mi sembra azzardato.
La forza dell'Hip-Hop odierno è legata alla sua visibilità, alla possibilità di raggiungere tutti tramite qualsiasi mezzo mediatico. La forza dell'Hip-Hop degli anni 90 è legata alla passione che i precursori mettevano in questa musica, o meglio, cultura, senza scendere a patti. Gli artisti di oggi non son “più bravi” di quelli di ieri, hanno altre qualità, altre strutture alle loro spalle che gli artisti degli anni 90 non avevano o, a volte, hanno rifiutato.
Gli anni 90 hanno messo in moto un fenomeno. Il nuovo millennio gli ha dato nuova linfa vitale, la quale può, e deve, essere sfruttata da chi c'è e da chi c'è stato, se ancora si sente in grado.
La Golden age non è stata negli anni 90, ne tanto meno oggi. La Golden age dell'Hip-Hop italiano dev'essere ancora scritta.

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