sabato 24 novembre 2012

Fast Food culturale

Nel post d' apertura e di presentazione avevo detto che avrei spiegato il senso del titolo del Blog.
Eccovelo svelato:

"è la prima cosa che mi è venuta in mente"

La prima proprio però no, diciamo la seconda o la terza. 


Il titolo, che sia di un racconto, di un libro, di un articolo, di un blog, ha una funzione importante: quella di invogliarci alla lettura di esso; di instillarci la curiosità verso i suoi contenuti.
Verrebbe da pensare che esso sia quindi frutto di un ragionamento fatto a posterirori, sulla base del contenuto di ciò che presenta.
Io il ragionamento l'ho fatto, a posteriori pure, ma non su "che titolo dare al mio blog", bensì su "che senso ha il titolo del mio blog".
Dietro esso non c'è nulla di pianificato o ragionato. La verità è che il 99% delle volte che scrivo lo faccio di getto, senza prefissarmi nulla. Lascio fluire i pensieri sul foglio e quello che viene viene. Buona la prima insomma, e saranno poi le parole stesse a dare un senso a quanto scritto. 

Ma le parole "Il blog nuoce gravemente alla salute. Una vita normale può aiutarti a smettere: Pensaci"
che significato trasmettono? 
È il blog, come spazio virtuale, a nuocere alla salute? Alla salute di chi poi? Del blogger, del lettore?
Sono i contenuti del blog a nuocere? Questo lo escluderei nel mio caso, ma non in altri.
Insomma, quando l'ho pensato mi piaceva e l'ho utilizzato, senza troppe seghe mentali, poi ho pensato a che significato dargli, o che significato vedere in esso, perché molto spesso le cose più sensate, originali, particolari che diciamo dico nascono inconsciamente.

Al giorno d'oggi il web è invaso dai blog. Ne esistono per tutti i gusti: letterali, artistici, politici, musicali ecc...ecc...
Il blog è uno spazio virtuale che ognuno di noi si può ritagliare per dire la propria su qualsiasi argomento. Probabilmente la piattaforma del web che, insieme alle chat, ha dato vita ai Social Network e al web 2.0, l'era della connettività, della comunicazione fra utenti, dello scambio di dati, dell'accesso a qualsiasi fonte di informazione.
Una democratizzazione della cultura che ci permette di avere tutte le informazioni che desideriamo quando e dove vogliamo. Molto spesso sorvolando sulla qualità delle stesse.
L'era odierna ci bombarda letteralmente di informazioni. Ogni giorno siamo sommersi da queste anche se non le vogliamo, ma questo non è necessariamente un bene.
La cultura è pericolosa, qualcuno sostiene, e io quoto. Ma anche un overdose di essa è pericolosa, aggiungerei. Avere accesso a tutto e subito è un bene? o crea una fame di sapere che viene spesso sfogata tralasciando la qualità dell'informazione in favore della quantità.
Prima di farti un opinione, un idea, guarda la storia da molteplici punti di vista, sempre quel qualcuno sostiene, e io quoto ancora. Ma avere migliaia di voci contrastanti è obbligatoriamente un bene? soprattutto se queste migliaia di voci non hanno fonti alle spalle, non approfondiscono, generalizzano e banalizzano argomenti spesso delicati o che comunque è bene affrontare senza l'impulso di voler dire la propria.
Al giorno d'oggi essere web-giornalisti, web-intellettuali, web-quelchesivuole, è facile e alla portata di tutti e molto spesso vagando nella rete ci si può imbattere in tante realtà interessanti che hanno qualcosa di valido da dire, o almeno giustificano il tempo che spendiamo per leggerle e guardarle, ma è altrettanto facile imbattersi in chi emula le figure sopracitate, e se sotto la pioggia di cultura/informazione che ogni giorno ci sommerge non portiamo un ombrello fatto di criticità e beneficio del dubbio rischiamo di venire travolti da un mare di cose futili, che non fanno altro che darci una visione distorta della realtà, lasciandoci credere di essere fruitori e portatori di una cultura alternativa che di alternativo ha solo la superficialità e la voglia di dar fiato alla bocca di chi la produce.
Tutti hanno diritto a esprimere la propria opinione, il proprio pensiero. Il web, i blog, i social network hanno reso possibile questo, come mai prima d'ora.
Il diritto di critica e satira è sacrosanto. Non si tocca. Come io sto scrivendo su questo blog, un qualsiasi utente ha il diritto di ribattere quanto dico, aprire un dialogo, giustificare la sua posizione, e io sarei ben felice di questo.
Ma è necessario che ognuno dica la sua su qualcosa che non conosce? È necessario che tutti debbano giudicare gusti, scelte e idee degli altri? Quante volte vi è capitato leggere commenti in cui gli utenti assomigliavano a una marea di professori, dottori, esperti di settore, critici, tuttologi, pronti a crocifiggere l'autore dell'articolo, tante volte con cognizione di causa, certo, ma altrettante volte solo per mostrarsi superiori verso chi l'ha scritto, screditandolo con frasi derisorie, vuote, prive di tesi che supportino quanto affermato.Basta farsi un giro su un qualsiasi social network o blog per rendersene conto.
Come vien detto nella comunicazione orale: polemizzare per dar fiato alla bocca. Quasi fosse necessario dover dire la propria.

Insomma, l'ho presa alla larga, ma questo è in sostanza ciò che mi passava per la mente quando pensavo al senso del titolo.
Il blog nuoce alla salute? si, ma non questo blog, nè i blog in se. Il blog è il capro-espiatorio che nel mio titolo raffigura la moderna era della comunicazione, dove comunicare è più importante che fermarsi ad ascoltare.
Viviamo in una società in perenne mutazione. Un epoca di transizione. Internet ha rivoluzionato la percezione della realtà che ci circonda, è un mezzo dalle infinite potenzialità, che da a tutti, compreso me, la possibilità di esprimere al mondo il proprio pensiero.
Internet apre un mondo, una realtà nuova e diversa, come le droghe.
Non è il mezzo a nuocere la nostra salute, ma il suo sconsiderato utilizzo.


PS: inserendo il titolo su google sono capitato su questo articolo (link). Buona lettura.

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