lunedì 4 febbraio 2013

Direi che son da tanto senza aggiornare il blog.
Una serie di eventi mi ha tenuto lontano e non ho potuto mantenere determinate promesse fatte.
Riprendo gli aggiornamenti inserendo una serie di letture recenti che ho trovato particolarmente interessanti:

Ryszard Kapuscinski, In viaggio con Erodoto.
Il giornalista polacco ci racconta di se stesso e del suo "amore letterario" verso lo storico greco Erodoto. Termine riduttivo storico, così come giornalista lo è per Kapuscinski. I due, separati da oltre duemila anni di storia, si ritrovano accumunati dalla voglia di "varcare la frontiera".
L'autore ci parla di se stesso, dei suoi primi passi da reporter, perennemente accompagnati dalle Storie di Erodoto.
Viaggeremo dall'India della seconda metà del 900, alla Persia, dalla Cina di Mao, alla Grecia dei contemporanei di Erodoto.
Una lettura affascinante, uno sguardo acuto e una riflessione umana sui problemi del mestiere di reporter, e della visione di un mondo composto da centinaia di popoli, culture e tradizioni, accompagnati dal fascino della lettura di Storie senza tempo. Consigliato.


Philp K. Dick, Mary e il gigante.
Deludente. Questo romanzo, all'epoca, non fu accettato dall'editore di P.Dick. A rileggerlo oggi vien da chiedersi se c'aveva visto giusto, l'editore, e se oggi viene pubblicato sulla scia del successo dell'autore in questione. Un romanzo lento, dove per la metà del tempo non succede praticamente nulla. Amo molto Dick e acquistai questo romanzo proprio per leggere qualcosa al di fuori del suo "stile". Ma mi ha deluso. Mostra uno spaccato di vita che, al di la dell'interesse verso l'America anni 50, ha poco da dire. Almeno a me. Un susseguirsi di scene e avvenimenti che osserviamo come fossimo davanti a un reality show applicato alla realtà. Se l'idea può essere lungimirante per gli anni in cui è stata scritta, non lo è altrettanto la sua realizzazione, noiosa.


Raffaele Simone, Presi nella rete.
 Internet ci rende stupidi? una domanda che si sente spesso e a cui molti hanno dato risposta. R.Simone prende una posizione negativa verso la Mediasfera -ambiente in cui la presenza dei media è preponderante-, la quale influisce, negativamente, verso l'ambiente che ci circonda e verso noi stessi, verso le nostre abitudini. Un utilizzo ossessivo e maniacale dei media porta l'esaltazione della distrazione sulla concentrazione. I media hanno avviato la terza era della conoscenza, quella dove la cultura passa non solo tramite i libri ma anche tramite il video.
La posizione di R.Simone è a tratti interessante e realista, ma sicuramente troppo conservatrice verso un media che ha tante potenzialità se sapute sfruttare.


Robert Darton, Il futuro del libro.
Quale sarà il futuro del libro? verrà soppiantato dagli e-book? e che ne sarà delle biblioteche? sostituite da progetti come quello di Google Book Search? Darton si interroga su questi e altri problemi che oggi affliggono l'editoria classica. Se, da una parte, ci mostra come ancora il libro e le istituzioni della cultura abbiano un lungo futuro davanti a loro, a discapito dei teorici "apocalittici"; dall'altra mostra come internet e i nuovi media possano risolvere alcuni dei principali problemi del libro e delle biblioteche. Il pensiero di Darton non si schiera, ma vuole porsi come una mediazione, vuole porci davanti a un mondo in cui la cultura può convivere sia dentro i libri e le biblioteche, sia dentro internet e gli e-book, alimentandosi a vicenda, e non soppiantandosi a vicenda.



Queste recensioni in pillole entrano a far parte di una nuova rubrica, in cui inserirò ,appunto, opinioni molto sintetiche e rapide sui libri che leggo. Per quanto possa interessare. Diciamo che comunque, essendo sintetiche e rapide, soddisfano la mia voglia di scrivere singhiozzante (perché scrivi allora? vi rimando al post delle presentazioni) e la voglia di letture veloci degli utenti del web.
Sarà ormai sotto gli occhi di tutti che non sto facendo altro che aprire rubriche piuttosto che inserire contenuti. Chi l'ha dura la vince si diceva. Chissà.

sabato 8 dicembre 2012

Il vino degli assassini


Mia moglie è morta, e son libero!
Posso bere finalmente a sazietà.
Quando rientravo senza un soldo
Con le sue grida mi straziava l'anima.

Or mi sento felice come un re:
L'aria è pura e il cielo splendido...
Era proprio un'estate così
Quando m'innamorai di lei.

Per placare questa sete che mi strazia

ci vorrebbe tanto vino quanto

può contenerne la sua tomba;

e non è dir poco.


Perché io l'ho buttata in fondo a un pozzo,
E in più le ho gettato addosso

Tutte le pietre del parapetto.

Potrò dimenticarla?


In nome dei profondi giuramenti
Da cui nulla ci può mai slegare,
Per tornare ad amarci
Come al tempo delle nostre ebbrezze,

L'ho supplicata di trovarci ancora,
Di notte, in una strada solitaria.
Lei è venuta, pazza creatura!
Siamo tutti un po' pazzi a questo mondo!

Era ancora carina,
Sebbene un po' sfiorita,
Ed io l'amavo troppo, e allora le ho detto:
Esci da questa vita!

Nessuno può capirmi: forse che
Un di quei tanti stupidi beoni
Ha mai pensato in qualche notte d'incubo
Di trasformare il vino in un sudario?

Tutti questi cialtroni invulnerabili,
Fantocci di ferro
Mai e poi mai, né d'estate né d'inverno,

Han conosciuto il vero l'amore,

Con i suoi neri incantesimi,
L'infernale suo seguito di allarmi
Le fiale di veleno, le sue lagrime,
Gli stridor di catene e di ossami!

-Eccomi libero e solo!
Questa sera sarò ubriaco fradicio;
E allora, senza tema né rimorso,
Mi sdraierò sul suolo,

E dormirò come un cane!
Un carro con le sue pesanti ruote,
Carico di pietre e fango,
O un treno furioso, se vuole

Potrà schiacciar la mia testa colpevole
O anche tagliarmi a metà:
Io me ne infischio del Signore,
Del Diavolo, e di tutti i Sacramenti!



Charles Baudelaire 

martedì 4 dicembre 2012

Un video al...

...giorno.

Aggiornamento della rubrica.

Oggi presento Danno:
Rapper romano vecchia scuola, membro, insieme a Masito e Dj Baro, dello storico gruppo Colle der Fomento (immagine sotto), è considerato uno dei maggiori esponenti della scena Hip-Hop italiana.
Mc che ha flow e fotta da vendere (tanto da mandare a casa più della metà delle nuove leve), abile freestyler e compositore di rime che spaziano dal sociale, all'introspettivo, all'auto-celebrazione e chi più ne ha più ne metta. Un Mc completo sotto tutti i punti di vista.




Col suo gruppo, i Colle der Fomento, ha dato alla luce solo tre dischi e un Ep, dal lontano 1994 a oggi: Odio Pieno, Scienza doppia H, Più forte delle Bombe EP, Anima e ghiaccio.
Non il più prolifico dei rapper, ma la qualità e l'importanza di questi album parla da sola. Inoltre ha collaborato con quasi tutta la scena Hip-Hop italiana e ha dato vita a diversi progetti collaterali, come il cyberpunk Rap degli Artificial Kid (Danno, StabbyoBoy e Dj Craim), il programma radiofonico Welcome 2 the Jungle e i Good Old Boys (C.d.F., Kaos e Dj Craim).

Qui un intervista a Danno, a cura di Goldworld
Qui il sito dei Colle der Fomento

Buon ascolto.
 Danno
Deragliamento personale
tratto da: Ministero dell'Inferno


Colle der Fomento
Il cielo su Roma
tratto da: Scienza doppia H

giovedì 29 novembre 2012

Blogroll

 Il Blogroll è "una raccolta di link ad altri blog" (wikipedia).
In sostanza è una sorta di lista dei blog che l'autore, del blog in cui la trovate, segue.
Possono essere blog che trattano lo stesso argomento, blog amici, altri blog dello stesso autore ecc...ecc...




Personalmente lo trovo uno strumento (se così possiamo definirlo) interessante, che permette di scoprire tanti blog partendo da uno solo, come in una sorta di gioco delle scatole cinesi.

A volte ho trascorso intere serate passando di blog in blog, sino a scordarmi quello da cui ero partito e quale fosse la mia ricerca.


Questi sono alcuni dei blog che seguo maggiormente.

Ciclofrenia

Carusopascoski

Collettivo Mensa

In abiti succinti

Pennablu-consigli sulla scrittura 

Avant la guerre

Corrente letteraria degli Alieni metropolitani


Buone letture.

lunedì 26 novembre 2012

Schizzi di racconti o racconti schizzati n°2

Oggi vi presento un piccolo raccontino il cui tema è il Caffè.
Buona lettura.


La psicologia del caffè


Il barista fissava impaziente l'orologio, in attesa che la lancetta dei minuti spaccasse in due il numero dodici: in quel momento lei sarebbe entrata, accompagnata da un'aura di quiete in grado di coprire il brusio dei clienti.
L'ora arrivò, e come i tutti i giorni, la giovane ragazza entrò nel bar.
Come sempre ordinava un caffè macchiato e si sedeva al tavolino rotondo in fondo alla sala, dove, dopo aver acceso una sigaretta, scriveva su un quadernino dalle pagine ingiallite.

L'indomani sarebbe stato il suo giorno libero ed era deciso a conoscerla.
Alle dieci e trenta si presentò al bar, fece colazione e l'aspettò.

Alle solita ora lei entrò, avvolta in uno stravagante vestitino verde scuro che risaltava i lunghi e mossi capelli rossi; ai piedi delle infradito dal medesimo colore dello smalto.
Il ragazzo l'ammirò. Appena il suo collega le portò il caffè al tavolo si fece coraggio e decise di andare a parlarci.
“Posso?” chiese, fingendo un tono vocale sicuro di sé.
“Certo” rispose lei, alzando lo sguardo e mostrando i suoi grandi occhi azzurri.
“Oggi è buono il caffè? Sa il mio collega non è molto pratico nel farli, ma in compenso...”
“Va benissimo. È molto buono”. Lo interruppe lei, poi continuò “Perché vieni qui anche nel tuo giorno libero? Ti piace questo bar?”.
Lui sorrise, felice che l'avesse riconosciuto, e rispose “Preferisco i clienti. Sai, lavorare in un bar ti aiuta a capire molte cose sulle persone”.
“Ci credo” rispose lei “parli tutti i giorni con un sacco di gente”.
“No. Io non parlo molto. Sono le loro scelte a parlarmi”. Rispose, mentre lei lo fissava incuriosita. “Per esempio, sai che il caffè può dire molto su di una persona?”.
“Parli della caffeomanzia?” rispose lei, cercando di trattenere una risata.
“No, non quelle sciocchezze.” sbuffò lui, accorgendosi di aver attirato la sua curiosità.
“Avanti, parla. Ti ascolto”. Disse lei in tono amichevole, mentre estraeva una Marlboro light dal pacchetto, offrendone una anche a lui.
“Tu sei una persona dall'animo artistico. Cerchi la bellezza nelle cose, nei piccoli gesti quotidiani. Ti piace assaporare la vita da molteplici punti di vista, utilizzando più sensi, per quello bevi il caffè macchiato, perché ti piace vedere la schiuma del latte, compatta, avvolgersi nel liquido caldo del caffè e formare figure astratte. Tu bevi il caffè anche con gli occhi, non solo con la bocca”.
Lei lo osservò sbigottita e non riuscì a trattenere una risata divertita.
“Mi stai prendendo per scemo? Guarda che è vero! Prova a negarlo” rispose lui a tono, mascherando la serietà dietro una risata di complicità.
“Scusami, non volevo ridere, ma mi hai preso alla sprovvista. Dove hai letto queste cose?”
“Da nessuna parte. L'ho dedotto io, osservando le persone che vengono qua. Vedi il tizio al bancone, quello con la ventiquattrore ai piedi e il cellulare all'orecchio? Scommetto che ha preso un caffè ristretto. Sai chi prende un caffè ristretto? Le persone che vivono di lavoro, con l'agenda sempre piena, cariche di impegni dalla mattina alla sera. Quelle che non hanno, o dicono di non avere, un minuto per fermarsi ad assaporare i piaceri della vita. L'opposto di chi prende un espresso classico”.
Lei, sempre più incuriosita lo esortò “ovvero?”.
“L'espresso classico è tipico delle persone semplici, senza troppe pretese. Quelle capaci di apprezzare le piccole cose che la vita ti offre. Sanno che la felicità si può trovare quotidianamente in ciò che ci circonda, e non vanno a cercarla altrove. Oppure...”.
“Oppure?”
“Oppure lo prendono le persone che ancora non hanno trovato il caffè adatto alla loro personalità”.
La ragazza fissava il barista, rapita dalla sua parlantina e sembrava chiedergli di non fermarsi.
“Osserva il signore che sta entrando ora. Ordinerà un caffè lungo. Sai perché?”
“Perché ama il sapore del caffè?”.
“No. Perché ha paura della vita. Le persone che prendono un caffè lungo sono quelle che cercano una pausa più lunga, che gli permetta di non tornare ad affrontare i problemi. Sono le persone che si rifugiano dietro una scusa. Sempre.”
“Sembra una teoria interessante. E su chi prende il caffè corretto che hai da dire? Che è un alcolizzato?”
“Ahahah. Brava, ma questo era facile, e poi non è detto, magari è una persona che cerca il coraggio, come il leone del Mago di Oz”
Risero tutti e due, poi lei spense la sigaretta e allungò una mano verso di lui “Io mi chiamo Federica” disse.
Lui, ricambiando il gesto, le strinse la mano e rispose “Io sono Roberto”.
Seguirono alcuni attimi di silenzio, poi fu Federica a prendere la parola “Dimmi Roberto...tu, che tipo di caffè sei?”
Lui la osservò per un attimo, poi disse “Io non bevo il caffè. Preferisco il the”.


domenica 25 novembre 2012

Un video al...

...giorno

Credo di dover cambiare il titolo di questa rubrica in "Un video al...la settimana".

Oggi pubblico un artista (e ci terrei a sottolineare questo termine) molto conosciuto qui in Italia.
Deriva anch'esso dal filone del rap, anche se ultimamente si è sempre più distaccato dai classici canoni del genere, in favore di uno stile, per certi versi, pop/rockettaro, pur mantenendo (e potenziando) la sua integrità artistica e musicale.
Sto parlando di Caparezza.



Un artista che non ha certo bisogno di presentazioni.
Spesso snobbato dalla scena hip-hop italiana e viceversa, in realtà per me è uno dei suoi maggiori esponenti.
Di lui apprezzo la capacità di giocare con le parole (Follie preferenziali; Torna catalessi; Ti sorrido mentre affogo; L'ottavo capitolo), di stupirti con citazioni ricercate e colte (Sono il tuo sogno eretico), di analizzare lucidamente -e in pochi minuti- interi spaccati di società (Fuori dal Tunnel; Io diventerò qualcuno), di ironizzare su temi sociali senza cadere nel banale (Vieni a ballare in Puglia; La grande opera).
Una personalità dalla mente brillante, di cui vi lascio due pezzi: il primo risale al suo secondo album "Verità supposte", quando ancora faceva rap, il secondo invece è più recente ed è tratto dal suo ultimo album "Il sogno eretico".


Follie preferenziali
tratto da: Verità supposte

Sono il tuo sogno eretico
tratto da: Il sogno eretico

sabato 24 novembre 2012

Fast Food culturale

Nel post d' apertura e di presentazione avevo detto che avrei spiegato il senso del titolo del Blog.
Eccovelo svelato:

"è la prima cosa che mi è venuta in mente"

La prima proprio però no, diciamo la seconda o la terza. 


Il titolo, che sia di un racconto, di un libro, di un articolo, di un blog, ha una funzione importante: quella di invogliarci alla lettura di esso; di instillarci la curiosità verso i suoi contenuti.
Verrebbe da pensare che esso sia quindi frutto di un ragionamento fatto a posterirori, sulla base del contenuto di ciò che presenta.
Io il ragionamento l'ho fatto, a posteriori pure, ma non su "che titolo dare al mio blog", bensì su "che senso ha il titolo del mio blog".
Dietro esso non c'è nulla di pianificato o ragionato. La verità è che il 99% delle volte che scrivo lo faccio di getto, senza prefissarmi nulla. Lascio fluire i pensieri sul foglio e quello che viene viene. Buona la prima insomma, e saranno poi le parole stesse a dare un senso a quanto scritto. 

Ma le parole "Il blog nuoce gravemente alla salute. Una vita normale può aiutarti a smettere: Pensaci"
che significato trasmettono? 
È il blog, come spazio virtuale, a nuocere alla salute? Alla salute di chi poi? Del blogger, del lettore?
Sono i contenuti del blog a nuocere? Questo lo escluderei nel mio caso, ma non in altri.
Insomma, quando l'ho pensato mi piaceva e l'ho utilizzato, senza troppe seghe mentali, poi ho pensato a che significato dargli, o che significato vedere in esso, perché molto spesso le cose più sensate, originali, particolari che diciamo dico nascono inconsciamente.

Al giorno d'oggi il web è invaso dai blog. Ne esistono per tutti i gusti: letterali, artistici, politici, musicali ecc...ecc...
Il blog è uno spazio virtuale che ognuno di noi si può ritagliare per dire la propria su qualsiasi argomento. Probabilmente la piattaforma del web che, insieme alle chat, ha dato vita ai Social Network e al web 2.0, l'era della connettività, della comunicazione fra utenti, dello scambio di dati, dell'accesso a qualsiasi fonte di informazione.
Una democratizzazione della cultura che ci permette di avere tutte le informazioni che desideriamo quando e dove vogliamo. Molto spesso sorvolando sulla qualità delle stesse.
L'era odierna ci bombarda letteralmente di informazioni. Ogni giorno siamo sommersi da queste anche se non le vogliamo, ma questo non è necessariamente un bene.
La cultura è pericolosa, qualcuno sostiene, e io quoto. Ma anche un overdose di essa è pericolosa, aggiungerei. Avere accesso a tutto e subito è un bene? o crea una fame di sapere che viene spesso sfogata tralasciando la qualità dell'informazione in favore della quantità.
Prima di farti un opinione, un idea, guarda la storia da molteplici punti di vista, sempre quel qualcuno sostiene, e io quoto ancora. Ma avere migliaia di voci contrastanti è obbligatoriamente un bene? soprattutto se queste migliaia di voci non hanno fonti alle spalle, non approfondiscono, generalizzano e banalizzano argomenti spesso delicati o che comunque è bene affrontare senza l'impulso di voler dire la propria.
Al giorno d'oggi essere web-giornalisti, web-intellettuali, web-quelchesivuole, è facile e alla portata di tutti e molto spesso vagando nella rete ci si può imbattere in tante realtà interessanti che hanno qualcosa di valido da dire, o almeno giustificano il tempo che spendiamo per leggerle e guardarle, ma è altrettanto facile imbattersi in chi emula le figure sopracitate, e se sotto la pioggia di cultura/informazione che ogni giorno ci sommerge non portiamo un ombrello fatto di criticità e beneficio del dubbio rischiamo di venire travolti da un mare di cose futili, che non fanno altro che darci una visione distorta della realtà, lasciandoci credere di essere fruitori e portatori di una cultura alternativa che di alternativo ha solo la superficialità e la voglia di dar fiato alla bocca di chi la produce.
Tutti hanno diritto a esprimere la propria opinione, il proprio pensiero. Il web, i blog, i social network hanno reso possibile questo, come mai prima d'ora.
Il diritto di critica e satira è sacrosanto. Non si tocca. Come io sto scrivendo su questo blog, un qualsiasi utente ha il diritto di ribattere quanto dico, aprire un dialogo, giustificare la sua posizione, e io sarei ben felice di questo.
Ma è necessario che ognuno dica la sua su qualcosa che non conosce? È necessario che tutti debbano giudicare gusti, scelte e idee degli altri? Quante volte vi è capitato leggere commenti in cui gli utenti assomigliavano a una marea di professori, dottori, esperti di settore, critici, tuttologi, pronti a crocifiggere l'autore dell'articolo, tante volte con cognizione di causa, certo, ma altrettante volte solo per mostrarsi superiori verso chi l'ha scritto, screditandolo con frasi derisorie, vuote, prive di tesi che supportino quanto affermato.Basta farsi un giro su un qualsiasi social network o blog per rendersene conto.
Come vien detto nella comunicazione orale: polemizzare per dar fiato alla bocca. Quasi fosse necessario dover dire la propria.

Insomma, l'ho presa alla larga, ma questo è in sostanza ciò che mi passava per la mente quando pensavo al senso del titolo.
Il blog nuoce alla salute? si, ma non questo blog, nè i blog in se. Il blog è il capro-espiatorio che nel mio titolo raffigura la moderna era della comunicazione, dove comunicare è più importante che fermarsi ad ascoltare.
Viviamo in una società in perenne mutazione. Un epoca di transizione. Internet ha rivoluzionato la percezione della realtà che ci circonda, è un mezzo dalle infinite potenzialità, che da a tutti, compreso me, la possibilità di esprimere al mondo il proprio pensiero.
Internet apre un mondo, una realtà nuova e diversa, come le droghe.
Non è il mezzo a nuocere la nostra salute, ma il suo sconsiderato utilizzo.


PS: inserendo il titolo su google sono capitato su questo articolo (link). Buona lettura.