martedì 20 novembre 2012

Occasione mancata

Ho da poco acquistato un fumetto. Un manga per la precisione: River's Edge.
Disegnato da Akio Tanaka (autore di Shamo) e scritto da Yuho Hijikata (già autore, insieme ad Akio, di Neo Border).
In vita mia non ho letto molti manga, anzi, a dir la verità, ne ho letto veramente pochi. Per il fumetto giapponese mi concentravo prevalentemente sugli Anime.
Al Lucca Comics di quest'anno, di fronte a un infinità di stand che proponevano Manga per ogni gusto, mi è venuta voglia di acquistarne uno, ma essendo a digiuno nel settore, e quindi completamente privo di ogni punto di riferimento, mi son lasciato guidare dal mio “fiuto”, il quale mi ha spinto sullo stand della Magic Press, dove facevano bella mostra di sé una serie di Seinen Manga completi in pochi volumi.
Tra questi, ad attrarre la mia attenzione, è stato proprio River's Edge, proposto tra l'altro a un prezzo stracciato.



L'edizione si presenta con un aspetto estetico decisamente curato.
Una sovra-copertina sobria, fatta con cartoncino ruvido, avvolge una rilegatura ottima, che permette l'apertura del fumetto in tutta sicurezza, senza il rischio di rovinarlo.
L'impaginazione delle tavole consente una lettura confortevole e la quantità di note a piè di pagina agevola non di poco la comprensione di usi e costumi del Sol Levante.
La grafica curata, dettagliata e dal tratto realistico, quasi fotografico a volte, appoggia appieno i miei gusti e se a questo aggiungiamo un'idea di trama accattivante, anche se non troppo originale, non poteva non essere questo l'acquisto da me cercato. Sino a quando non ho iniziato a leggerlo.

River's Edge ci parla di un agenzia investigativa i cui componenti, nonché protagonisti (direttore, investigatore e segretaria), indagano su una serie di casi da “leggende metropolitane” proposti dai vari clienti (cito la trama posta sulla copertina).
Un idea, ripeto, non originale, ma quantomeno interessante, proposta non come trama continua, ma come una serie di storie a se stanti, scollegate l'una dall'altra, il cui unico minimo comun denominatore è l'agenzia con i suoi “bizzarri” clienti.


L'occasione sprecata è proprio l'idea stessa che regge il fumetto.
Le storie sono molto brevi (nove per volume) e in pratica si auto-risolvono da sole, nel senso che l'agenzia fa poco e niente, o perlopiù non ci viene mostrato quello che fa, se non con due tavole che cercano di farci intuire i risvolti del caso.
Una storia tipo è questa: rapidissimo interludio in cui i protagonisti cazzeggiano – arrivo del cliente e spiegazione del caso – ricerca di indizi – conclusione (nella maggior parte dei casi a tarallucci e vino).
Il neo più grosso sta proprio nella fase “ricerca di indizi”, realizzata sempre con due pagine di tavole in cui si vede il detective che vaga per la città, seguendo un ipotetica pista di cui non ci viene detto nulla. A volte risolve lui il caso, altre volte, dopo aver girovagato a vuoto, chiama il suo capo che con due o tre telefonata ai suoi “contatti” risolve tutto (e dopo quattro o cinque storie così vien da chiedersi perché non fa tutto il capo direttamente).
Naturalmente di vedere o sapere chi sono i suoi contatti non se ne parla.
Le storie hanno tutte la medesima lunghezza, per questo ci troveremo difronte a:
Storie molto interessanti che sul più bello vengono stroncate alla ben e meglio.
Storie che non hanno motivo di esistere, letteralmente, non perché sono inverosimili, ma perché non dicono nulla, non succede niente all'interno di esse.
Pochissime storie belle e ben sviluppate, adatte alla lunghezza prefissata.
Creare delle storie investigative interessanti e pensare di farle nascere, sviluppare e risolvere nel giro di quindici pagine (di cui almeno cinque sono solo disegnate, senza dialoghi) è un obbiettivo ambizioso che, purtroppo, raramente gli autori hanno centrato. Un gran peccato.

Tuttavia (spezzo una lancia in favore di questo fumetto) ho letto su internet che le storie son state concepite per essere inserite su di una rivista, e che il pubblico a cui esse si rivolgono sono i Salaryman, i quali, negli spostamenti quotidiani per lavoro, devono riuscire a godersi una storia bella, rapida e auto-conclusiva.
Forse, all'interno di un contesto simile, il tutto prenderebbe una dimensione più sensata, ma all'interno di tre volumi “raccolta” sento puzza, ancor prima di mera mossa commerciale, di occasione mancata, soprattutto perché non riesco a spiegarmi come mai gli autori, per rientrare nei limiti di lunghezza, abbiano sorvolato sulla parte essenziale di una storia di stampo investigativo, ovvero: l'investigazione.

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