Ho da poco acquistato un fumetto. Un
manga per la precisione: River's Edge.
Disegnato da Akio Tanaka (autore di
Shamo) e scritto da Yuho Hijikata (già autore, insieme ad Akio, di
Neo Border).
In vita mia non ho letto molti manga,
anzi, a dir la verità, ne ho letto veramente pochi. Per il fumetto
giapponese mi concentravo prevalentemente sugli Anime.
Al Lucca Comics di quest'anno, di
fronte a un infinità di stand che proponevano Manga per ogni gusto,
mi è venuta voglia di acquistarne uno, ma essendo a digiuno nel
settore, e quindi completamente privo di ogni punto di riferimento,
mi son lasciato guidare dal mio “fiuto”, il quale mi ha spinto
sullo stand della Magic Press, dove facevano bella mostra di sé una
serie di Seinen Manga completi in pochi volumi.
Tra questi, ad attrarre la mia
attenzione, è stato proprio River's Edge, proposto tra l'altro a un
prezzo stracciato.
L'edizione si presenta con un aspetto
estetico decisamente curato.
Una sovra-copertina sobria, fatta con
cartoncino ruvido, avvolge una rilegatura ottima, che permette
l'apertura del fumetto in tutta sicurezza, senza il rischio di
rovinarlo.
L'impaginazione delle tavole consente
una lettura confortevole e la quantità di note a piè di pagina
agevola non di poco la comprensione di usi e costumi del Sol Levante.
La grafica curata, dettagliata e dal
tratto realistico, quasi fotografico a volte, appoggia appieno i miei
gusti e se a questo aggiungiamo un'idea di trama accattivante, anche
se non troppo originale, non poteva non essere questo l'acquisto da
me cercato. Sino a quando non ho iniziato a leggerlo.
River's Edge ci parla di un agenzia
investigativa i cui componenti, nonché protagonisti (direttore,
investigatore e segretaria), indagano su una serie di casi da
“leggende metropolitane” proposti dai vari clienti (cito la trama
posta sulla copertina).
Un idea, ripeto, non originale, ma
quantomeno interessante, proposta non come trama continua, ma come
una serie di storie a se stanti, scollegate l'una dall'altra, il cui
unico minimo comun denominatore è l'agenzia con i suoi “bizzarri”
clienti.
L'occasione sprecata è proprio l'idea
stessa che regge il fumetto.
Le storie sono molto brevi (nove per
volume) e in pratica si auto-risolvono da sole, nel senso che
l'agenzia fa poco e niente, o perlopiù non ci viene mostrato quello
che fa, se non con due tavole che cercano di farci intuire i risvolti
del caso.
Una storia tipo è questa: rapidissimo
interludio in cui i protagonisti cazzeggiano – arrivo del cliente e
spiegazione del caso – ricerca di indizi – conclusione (nella
maggior parte dei casi a tarallucci e vino).
Il neo più grosso sta proprio nella
fase “ricerca di indizi”, realizzata sempre con due pagine di
tavole in cui si vede il detective che vaga per la città, seguendo
un ipotetica pista di cui non ci viene detto nulla. A volte risolve
lui il caso, altre volte, dopo aver girovagato a vuoto, chiama il suo
capo che con due o tre telefonata ai suoi “contatti” risolve
tutto (e dopo quattro o cinque storie così vien da chiedersi perché non fa tutto il capo direttamente).
Naturalmente di vedere o sapere chi
sono i suoi contatti non se ne parla.
Le storie hanno tutte la medesima lunghezza, per questo ci troveremo difronte a:
Storie molto interessanti che
sul più bello vengono stroncate alla ben e meglio.
Storie che non hanno motivo di
esistere, letteralmente, non perché sono inverosimili, ma perché non
dicono nulla, non succede niente all'interno di esse.
Pochissime storie belle e ben
sviluppate, adatte alla lunghezza prefissata.
Creare delle storie investigative interessanti e pensare di farle nascere, sviluppare e risolvere nel giro di quindici pagine (di cui almeno cinque sono solo disegnate, senza dialoghi) è un obbiettivo ambizioso che, purtroppo, raramente gli autori hanno centrato. Un gran peccato.
Tuttavia (spezzo una lancia in
favore di questo fumetto) ho letto su internet che le storie son state concepite per essere inserite su di una rivista, e che il pubblico a cui esse si rivolgono sono i Salaryman,
i quali, negli spostamenti quotidiani per lavoro, devono riuscire a
godersi una storia bella, rapida e auto-conclusiva.
Forse, all'interno di un contesto
simile, il tutto prenderebbe una dimensione più sensata, ma
all'interno di tre volumi “raccolta” sento puzza, ancor prima di mera
mossa commerciale, di occasione mancata, soprattutto perché non riesco a spiegarmi come mai gli autori, per rientrare nei limiti di lunghezza, abbiano sorvolato sulla parte essenziale di una storia di stampo investigativo, ovvero: l'investigazione.
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